Farha: testimonianza cinematografica della Nakba attraverso lo sguardo dell'innocenza
Farha (2021), opera prima della regista giordano-palestinese Darin J. Sallam, si configura come uno dei contributi più significativi e controversi al cinema contemporaneo del Medio Oriente. Presentato in anteprima mondiale al 46° Toronto International Film Festival nel settembre 2021 e successivamente distribuito su Netflix nel dicembre 2022, il film rappresenta la prima grande produzione narrativa sulla Nakba ad essere diffusa su una piattaforma di streaming globale.
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La trama: un coming-of-age interrotto dalla Storia
Ambientato in un villaggio palestinese nel 1948, Farha segue le vicende della quattordicenne protagonista eponima (interpretata dalla straordinaria esordiente Karam Taher), una ragazza dotata di sogni ambiziosi in un contesto sociale che tradizionalmente destina le coetanee al matrimonio precoce. Farha desidera ardentemente continuare gli studi in città insieme alla sua migliore amica Farida (Tala Gammoh), e dopo lunghe insistenze riesce finalmente a convincere il padre, il mukhtar del villaggio (Ashraf Barhom), a permetterle di perseguire la propria istruzione.
Proprio quando il sogno sta per realizzarsi, la violenza della Nakba irrompe nel villaggio. Il padre, terrorizzato per la sicurezza della figlia, la rinchiude in un piccolo ripostiglio adibito a dispensa, promettendole di tornare presto. Una promessa che non manterrà mai. Per i successivi giorni, Farha rimane confinata in quello spazio claustrofobico, con l'unico collegamento al mondo esterno rappresentato da una piccola apertura nel muro e alcune fessure nella porta di legno. Attraverso questi squarci, la ragazza diventa testimone impotente di eventi traumatici che la costringeranno a un'accelerata e brutale transizione dall'infanzia all'età adulta.
Analisi stilistica e cinematografica
La forza di Farha risiede nella sua capacità di trasformare vincoli spaziali in opportunità narrative. La regista Darin J. Sallam costruisce un'opera che per circa 52 dei suoi 92 minuti si svolge quasi interamente all'interno di pochi metri quadrati, creando un'esperienza cinematografica che richiede allo spettatore una concentrazione lenta e meditativa, invitandolo non solo a guardare, ma a testimoniare.
La fotografia di Rachelle Aoun merita un'attenzione particolare. Aoun, già direttrice della fotografia per Solitaire di Sophie Boutros e altri importanti film della regione, adotta un approccio paziente e risoluto che amplifica la tensione claustrofobica dello spazio ristretto. La sua camera si muove con economia espressiva, alternando inquadrature che catturano il volto eloquente di Karam Taher a scorci frammentati del mondo esterno filtrati attraverso le fessure del rifugio. Questa scelta stilistica non è meramente estetica: diventa metafora della condizione palestinese, dove la realtà viene percepita attraverso aperture limitate, spazi negati, libertà frammentate.
Il sound design, affidato alla pluripremiata Rana Eid (co-fondatrice dei DB Studios di Beirut e sound designer di Honeyland, candidato all'Oscar), costituisce un elemento fondamentale della narrazione. Eid ha lavorato direttamente sulla sceneggiatura, preparando i suoni in anticipo e inviandoli al fonico di scena, permettendo all'attrice protagonista di reagire durante le riprese a suoni trasmessi attraverso auricolari. Questa tecnica ha permesso di costruire una precisa coreografia sonora dello spazio, dove la violenza – raramente mostrata ma costantemente presente – viene evocata attraverso stratificazioni audio che creano un paesaggio acustico tanto terrificante quanto efficace. Le musiche originali di Nadim Mishlawi (partner di Eid ai DB Studios) completano la dimensione emotiva dell'opera.
Il montaggio di Pierre Laurent alterna momenti di stasi contemplativa a sequenze di tensione crescente, gestendo con maestria il ritmo di un film che deve bilanciare l'intimità psicologica della protagonista con l'urgenza storica degli eventi esterni
Il contesto storico: la Nakba del 1948
Per comprendere appieno la portata di Farha, è essenziale contestualizzare l'evento storico che fa da sfondo alla narrazione. La Nakba (in arabo "catastrofe") indica l'esodo forzato della popolazione palestinese durante la guerra civile del 1947-48 e la guerra arabo-israeliana del 1948. Durante questo periodo, oltre 700.000 arabi palestinesi abbandonarono città e villaggi o ne furono espulsi, vedendosi successivamente rifiutare il diritto al ritorno.
Il termine "Nakba" non è solo una denominazione storica, ma rappresenta un trauma collettivo ancora vivo nella memoria palestinese. Centinaia di villaggi furono distrutti, migliaia di civili uccisi. Il 15 maggio 1948, un giorno dopo la dichiarazione d'indipendenza dello Stato d'Israele da parte di David Ben-Gurion, segna per i palestinesi l'inizio di una "catastrofe" che continua a riverberarsi nel presente.
Farha ha il merito di portare sullo schermo – per la prima volta su piattaforme mainstream – una prospettiva raramente raccontata nel cinema occidentale, offrendo quella che lo studioso palestinese-americano Edward Said definiva "permission to narrate": il permesso di narrare la propria storia.
Gli interpreti: volti nuovi e talenti consolidati
Karam Taher, protagonista del film, rappresenta una delle scoperte più significative del cinema arabo contemporaneo. Nata il 2 giugno 2004 ad Amman, in Giordania, di origini palestinesi, Karam aveva appena 15 anni durante le riprese di Farha, che segna il suo debutto assoluto sul grande schermo. La regista Darin J. Sallam ha dichiarato di aver cercato "una ragazza con cui poter stare 52 minuti dentro una stanza". L'audizione iniziale di Taher non andò particolarmente bene – era timida – ma Sallam rimase colpita dal suo volto particolare e dagli occhi estremamente espressivi: "Da un lato, il suo viso era quello di una bambina, dall'altro quello di una giovane donna – è una storia di crescita". Questa dualità si rivela perfetta per incarnare una ragazza sospesa tra l'infanzia e un'età adulta imposta traumaticamente dalle circostanze. La performance di Taher è stata riconosciuta con una nomination ai Septimius Awards 2022 come Miglior Attrice Asiatica. Attualmente Karam studia Design e Comunicazione Visiva per approfondire la sua conoscenza del cinema e delle arti, mentre apprende il tedesco come terza lingua.
Ashraf Barhom, che interpreta il padre di Farha, è un attore palestinese con cittadinanza israeliana nato l'8 gennaio 1979 a Ma'alot-Tarshiha, in Galilea. Cresciuto in una famiglia araba cristiana, Barhom si è laureato in Teatro e Arti all'Università di Haifa. La sua carriera internazionale è decollata con Paradise Now (2005), per poi consolidarsi con ruoli di rilievo in produzioni hollywoodiane come The Kingdom (2007) accanto a Jamie Foxx, Agora (2009) di Alejandro Amenábar, Scontro tra titani (2010) e Coriolanus (2011) di Ralph Fiennes. Dal 2014 al 2016 ha interpretato il ruolo del dittatore Jamal nella serie FX Tyrant. In Farha, Barhom offre una performance toccante di un padre diviso tra l'amore per la figlia e le terribili necessità imposte dalla guerra, incarnando la dimensione paterna e protettiva con sfumature di dignità e disperazione.
Ali Suliman, che interpreta lo zio di Farha (Abu Walid), è un altro importante attore palestinese con cittadinanza israeliana, nato il 10 ottobre 1977 a Nazareth. Diplomato alla Yoram Loewenstein Acting School, Suliman ha costruito una carriera internazionale impressionante. Ha recitato in Paradise Now (2005), vincitore del Golden Globe come Miglior Film Straniero, The Kingdom (2007), Nessuna verità (2008) di Ridley Scott, Il giardino di limoni (2008), Lone Survivor (2013) e più recentemente nella serie Amazon Jack Ryan (2018) e nel film Netflix Le nuotatrici (2022). Ha vinto numerosi premi, tra cui il Best Actor Award all'El Gouna Film Festival e all'Antalya Golden Orange Film Festival per 200 metri (2020). La sua presenza in Farha aggiunge profondità e credibilità al contesto familiare e comunitario della protagonista.
Darin J. Sallam, nata nel 1987 in Kuwait, è una regista e sceneggiatrice giordana di radici palestinesi. La sua famiglia fuggì dalla Palestina alla Giordania proprio nel 1948, rendendo Farha anche un'opera profondamente personale. Sallam ha conseguito un MFA (Master of Fine Arts) al Red Sea Institute for Cinematic Arts (RSICA), affiliato alla University of Southern California.
Prima di Farha, la regista ha diretto cinque cortometraggi pluripremiati:
· Still Alive (2010): primo film giordano proiettato allo Short Film Corner del 63° Festival di Cannes
· The Dark Outside (2012): vincitore del Miglior Cortometraggio di Narrativa al Franco Arab Film Festival 2012 e del primo posto nella categoria "Corto Donna" al Pentedattilo Film Festival 2012
· The Parrot (2016, co-diretto con Amjad Al-Rasheed): vincitore del Film Prize della Robert Bosch Stiftung nel 2015
Nel 2016, Sallam ha co-fondato TaleBox, una società di produzione e formazione con sede ad Amman, insieme alla produttrice Deema Azar. TaleBox si concentra sul sostegno a voci emergenti e talenti locali e regionali del mondo arabo.
La storia di Farha ha radici profonde nella biografia della regista. Sallam ha dichiarato: "C'era una ragazza di nome Radieh che viveva in Palestina nel 1948, ed è stata rinchiusa in una stanza da suo padre per proteggerla dall'invasione israeliana. Radieh sopravvisse e camminò fino in Siria dove condivise la sua storia con un'altra ragazza. Quella ragazza crebbe, ebbe una figlia, e condivise la storia di Radieh con la propria figlia – che sono io". Sallam ha iniziato a lavorare sulla sceneggiatura nel 2016, completando una bozza delle scene principali entro il 2019.
Il percorso produttivo non è stato privo di ostacoli. La regista ha affrontato forti resistenze, inclusi avvertimenti che il film avrebbe potuto concludere la sua carriera. Tuttavia, la sua determinazione l'ha portata a completare l'opera, che oggi rappresenta una pietra miliare del cinema palestinese e arabo.
Farha è una coproduzione Giordania-Svezia-Arabia Saudita con un budget relativamente contenuto, tipico delle produzioni indipendenti del Medio Oriente. Il film è stato prodotto da TaleBox for Media Production (Giordania), con Deema Azar e Ayah Jardaneh come produttrici, e William Johansson Kalén come co-produttore. Le co-produzioni sono state curate da Laika Film & Television e Chimney, entrambe con sede in Svezia.
Il progetto ha ricevuto supporto finanziario da diverse fonti prestigiose:
· Jordan Film Fund – Royal Film Commission
· Swedish Film Institute
· Red Sea Film Fund, un'iniziativa del Red Sea International Film Festival che ha stanziato 14 milioni di dollari per sostenere oltre 100 progetti cinematografici da mondo arabo e Africa.
Le riprese si sono svolte interamente in Giordania, con una troupe che, secondo Sallam, si è profondamente emozionata durante le riprese: "Alcuni membri della troupe piangevano dietro il monitor durante le riprese, ricordando le loro famiglie e le loro storie, e le storie che avevano sentito dai loro nonni".
Farha ha collezionato un impressionante palmarès internazionale, totalizzando 12 premi e numerose candidature:
Premi vinti:
· Asia Pacific Screen Awards 2022: Miglior Film per il Pubblico Giovane – Una vittoria storica, rappresentando il primo riconoscimento APSA per la Giordania e rendendo Sallam la prima regista giordana a vincere un "Oscar asiatico"
· Malmö Arab Film Festival 2022: Miglior Film (Jury Award)
· Red Sea International Film Festival 2021: Menzione Speciale della Giuria – Red Sea Competition
· Aswan International Women's Film Festival 2021:
o Premio EU al Miglior Film Mediterraneo
o Miglior Regia a Darin J. Sallam
o Miglior Attrice a Karam Taher
· Tripoli Film Festival 2022: Miglior Film
· Casablanca Arab Film Festival 2022:
o Miglior Film
o Miglior Regia a Darin J. Sallam
Candidature significative:
· 95th Academy Awards (Oscar) 2023: Selezione ufficiale della Giordania nella categoria Miglior Film Internazionale (non ha ottenuto la nomination finale)
· Palm Springs International Film Festival 2022: Nomination al New Voices/New Visions Grand Jury Prize
· Göteborg Film Festival 2022: Nomination al Dragon Award – International Competition
· Skip City International D-Cinema Festival 2022: Nomination al Grand Prize – Feature Film
· Septimius Awards 2022: Nomination come Miglior Film Asiatico e Miglior Attrice Asiatica (Karam Taher)
Questi riconoscimenti testimoniano l'impatto e la qualità artistica dell'opera, che ha saputo conquistare giurie internazionali e pubblico trasversale in contesti culturali differenti.
La distribuzione di Farha su Netflix nel dicembre 2022 ha scatenato reazioni polarizzate e una significativa controversia politica. Il governo israeliano ha condannato aspramente il film, accusandolo di diffamare le Forze di Difesa Israeliane (IDF) attraverso una rappresentazione che considerano infondata.
Il Ministro delle Finanze israeliano Avigdor Lieberman ha dichiarato: "È ridicolo che Netflix abbia scelto di distribuire un film il cui unico scopo è incitare alla derisione contro i soldati IDF". Lieberman ha inoltre minacciato di bloccare i finanziamenti statali al teatro Al Saraya di Giaffa, popolare tra gli arabi israeliani, per aver programmato una proiezione del film. La legge israeliana permette al Ministro delle Finanze di trattenere fondi a istituzioni culturali che riconoscono la Nakba commemorando il Giorno dell'Indipendenza come giorno di lutto.
La campagna contro il film ha assunto dimensioni digitali: prima del lancio su Netflix, centinaia di account spam hanno lasciato recensioni negative su IMDb in quella che il Middle East Eye ha descritto come una "campagna organizzata". Molti abbonati israeliani hanno cancellato i loro account Netflix in segno di protesta.
Tuttavia, Netflix ha mantenuto il film sulla piattaforma, e il teatro Al Saraya ha deciso di procedere con la proiezione nonostante le pressioni, affermando il proprio "dovere di garantire che l'arte in tutte le sue forme sia disponibile al nostro popolo, anche se non tutti sono d'accordo con il contenuto".
La regista Darin J. Sallam ha risposto alle critiche con fermezza: "Negare la Nakba è come negare chi siamo... La parte più sorprendente è stata che molte persone dall'Occidente non conoscevano la Nakba e la sofferenza dei palestinesi". Per Sallam, ogni volta che qualcuno le dice "grazie per aver fatto questo film", sente che tutto il duro lavoro non è stato vano.
La controversia ha paradossalmente amplificato la visibilità del film, trasformandolo in un fenomeno culturale e politico oltre che cinematografico, dimostrando il potere del cinema come strumento di narrazione storica e memoria collettiva.
Diversi dettagli dietro le quinte arricchiscono la comprensione dell'opera:
· Karam Taher è stata selezionata come una delle Rising Stars del TIFF 2021, riconoscimento che evidenzia talenti emergenti della recitazione a livello globale.
· Il film ha avuto la sua prima mondiale nella sezione Discovery del Toronto International Film Festival il 14 settembre 2021, ricevendo un'accoglienza critica entusiasta.
· Durante le riprese delle scene nel ripostiglio, l'attrice Karam Taher indossava auricolari che trasmettevano i suoni preparati dal sound designer Rana Eid, permettendole di reagire in tempo reale agli eventi sonori che sarebbero stati aggiunti in post-produzione. Questa tecnica innovativa ha contribuito all'autenticità della performance.
· La regista Darin J. Sallam è membro della Berlinale Talents, Asia Pacific Screen Academy, e Film Independent Fellow. Ha inoltre ricevuto l'Ordine di Eccellenza Insignia di Re Abdullah II Bin Al-Hussein ed è stata nominata tra le Donne Internazionali più Influenti del 2023 da Variety, oltre a ricevere l'IMEU Storyteller Award 2023.
· TaleBox, la casa di produzione fondata da Sallam e Azar, è una società guidata da donne, fatto significativo in un'industria cinematografica ancora prevalentemente maschile.
· In Italia, Farha è stato proiettato il 16 ottobre 2021 alla Festa del Cinema di Roma, anche se la distribuzione su piattaforme di streaming nel territorio italiano ha subito limitazioni.
Analisi tematica: oltre il coming-of-age
Sebbene Farha venga spesso definito un film di formazione (coming-of-age), questa categorizzazione risulta riduttiva. La crescita della protagonista non segue i percorsi tipici del genere; è piuttosto una trasformazione "veloce, brutale e inevitabile".
Il film esplora molteplici livelli tematici:
Identità e appartenenza: Farha incarna la Palestina stessa – come sottolineato da alcune analisi critiche, "Farha 'è' la Palestina, la incarna. Come la Palestina, Farha non ha più una casa, è sola, orfana".
Spazio e confinamento: La claustrofobia del ripostiglio diventa metafora della condizione palestinese di territori occupati, movimenti limitati, libertà negate. La camera di Rachelle Aoun amplifica questa sensazione, rendendo lo spettatore partecipe dell'oppressione spaziale.
Testimonianza e memoria: Il film pone lo spettatore nella posizione di testimone, obbligandolo non solo a vedere ma a sentire emotivamente il trauma della Nakba attraverso gli occhi e le orecchie di Farha.
Il potere dello sguardo femminile: In un contesto dove le donne palestinesi sono spesso rappresentate come vittime passive, Farha emerge come soggetto attivo, osservatore critico, testimone resiliente.
Valore per il pubblico italiano e di VaiSulWeb TV
Per il pubblico di VaiSulWeb TV, Farha rappresenta un'opportunità preziosa di accesso a una narrazione raramente disponibile sui media mainstream italiani. Il film offre:
1. Valore educativo: Permette di comprendere un capitolo storico fondamentale del conflitto israelo-palestinese attraverso una prospettiva umana e personale, andando oltre le narrazioni polarizzate dei notiziari.
2. Qualità cinematografica: Nonostante il budget contenuto, Farha dimostra che potenza narrativa, performances memorabili e maestria tecnica non richiedono necessariamente investimenti hollywoodiani.
3. Diversificazione dell'offerta: In un mercato italiano dominato da produzioni occidentali, il film arricchisce il catalogo con una voce autenticamente mediorientale, rispondendo alla crescente domanda di contenuti internazionali di qualità.
4. Contenuto con sottotitoli: Pur essendo in arabo, ebraico e inglese, il film è perfettamente fruibile con sottotitoli italiani, mantenendo l'autenticità linguistica dell'opera originale.
5. Rilevanza contemporanea: In un momento storico in cui il conflitto israelo-palestinese torna periodicamente al centro dell'attenzione mediatica, Farha offre strumenti di comprensione storica fondamentali.
Farha è molto più di un film: è un atto di resistenza culturale, un esercizio di memoria collettiva, una testimonianza cinematografica di eventi troppo spesso dimenticati o negati. Darin J. Sallam ha realizzato un'opera che bilancia rigore storico e intensità emotiva, tecnica raffinata e urgenza narrativa, intimità personale e portata universale.
La forza del film risiede nella sua capacità di rendere accessibile e profondamente umano un trauma storico collettivo attraverso lo sguardo di una singola ragazza. Karam Taher offre una performance di straordinaria maturità per un'esordiente, portando sullo schermo la vulnerabilità, la determinazione e la resilienza di un'intera generazione di palestinesi segnati dalla Nakba.
Dal punto di vista tecnico, la fotografia di Rachelle Aoun, il sound design di Rana Eid e le musiche di Nadim Mishlawi creano un'esperienza immersiva che trasforma i limiti dello spazio confinato in opportunità espressive, dimostrando che le restrizioni possono stimolare creatività anziché limitarla.
Il riconoscimento internazionale – culminato nella storica vittoria agli Asia Pacific Screen Awards e nella selezione come candidato giordano agli Oscar – conferma la qualità e l'importanza dell'opera, mentre la controversia generata dalla sua distribuzione su Netflix testimonia il suo potere di sfidare narrazioni consolidate e stimolare dibattito pubblico.
Per VaiSulWeb TV, includere Farha nel catalogo significherebbe offrire agli spettatori italiani un'opera che coniuga qualità cinematografica, valore storico-culturale e rilevanza contemporanea, contribuendo a quella diversificazione e internazionalizzazione dell'offerta che caratterizza i migliori servizi di streaming. In un panorama dove le grandi piattaforme dominano con produzioni mainstream, proporre un film come Farha rappresenta una scelta editoriale coraggiosa che può distinguere il servizio e attrarre un pubblico attento, colto e sensibile alle tematiche sociali e storiche.
Farha non è solo cinema di qualità: è cinema necessario, che ricorda allo spettatore il potere delle storie individuali di illuminare tragedie collettive, e la responsabilità dell'arte di preservare e trasmettere la memoria quando la storia rischia di essere dimenticata o riscritta.
Farha (2021)
Regia: Darin J. Sallam
Sceneggiatura: Darin J. Sallam
Cast: Karam Taher, Ashraf Barhom, Ali Suliman, Tala Gammoh
Fotografia: Rachelle Aoun
Montaggio: Pierre Laurent
Musiche: Nadim Mishlawi
Sound Design: Rana Eid
Produzione: TaleBox (Giordania), Laika Film & Television (Svezia), Chimney (Svezia)
Durata: 92 minuti
Paesi: Giordania, Svezia, Arabia Saudita
Lingue: Arabo, Inglese, Ebraico